Innovazione come Modello
La storia del concetto di Innovazione inizia in Grecia e si sviluppa accanto all’uso di termini come novità, idea e invenzione.
Nel corso dei secoli ha avuto accezzioni negative più che positive.
L’accezione positiva, nella rappresentazione dell’innovazione nel ventesimo secolo, passa attraverso l’innovazione tecnologica come processo totale, dalla generazione di un’idea alla sua applicazione, dalla teoria alla pratica.
L’innovazione tecnologica è emersa dopo la seconda guerra mondiale perché nel discorso, nell’azione e nella politica, era utile includere molti soggetti (oltre ai soli scienziati) e attività (oltre alla scienza o alla ricerca di base).
L’innovazione tecnologica è nata da una tensione tra scienza (per se stessa) e società, o dalla sua aspirazione all’azione.
La ricerca deve essere utile alla società, attraverso il mercato. L’innovazione sottolinea l’applicazione rispetto alla semplice scoperta scientifica.
In questo senso, l’innovazione tecnologica è un contro-concetto per la scienza – e più in particolare per la ricerca di base – come valore culturale dominante del ventesimo secolo e il ruolo pionieristico degli ingegneri (manager) come teorici dell’innovazione tecnologica.
Nascono infine gli “studi sull’innovazione”, una disciplina o una specialità che si occupa di economia, gestione e politica dell’innovazione, principalmente innovazione industriale e tecnologica. Altri campi sono “campi adiacenti”, secondo gli “studi sull’innovazione”, non parte integrante.
Negli ultimi 60 anni, l’innovazione è diventata un ideale in cui credere e un valore in sé.
Tutti si appropriano della parola: i biologi parlano di “innovazione animale”; i sociologi hanno sostituito i concetti di modernizzazione e cambiamento sociale con l’innovazione e hanno reintrodotto la frase secolare “innovazione sociale” nelle loro teorie; gli economisti iniziano a usare l’innovazione in modo intercambiabile con il loro concetto preferito – il cambiamento tecnologico – e la tecnologia divenne innovazione tecnologica negli scritti degli storici.
Di conseguenza, innovazione è diventata una parola magica. Cui se ne affianca un’altra, modello.
I modelli abbondano negli studi scientifici, tecnologici e sociali (STS), sono ampiamente definiti, comprendendo anche gli studi di innovazione tecnologica (politica, gestione, economia) o scienze, tecnologia e innovazione (STI). Vengono continuamente inventati e hanno successo uno dopo l’altro: un autore ha sviluppato nel tempo molte versioni dello stesso. Allo stesso tempo, i modelli vengono regolarmente criticati.
È il caso del modello più influente in STS-STI, ovvero il modello lineare di innovazione. Il modello postula che l’innovazione tecnologica – intesa come applicazione della scienza e commercializzazione delle invenzioni – inizia con la ricerca di base, la ricerca applicata e quindi lo sviluppo. Segue la commercializzazione.
Alla fine degli anni ’60 e nei primi anni ’70, la parola modello appariva raramente nella letteratura sull’innovazione.
I teorici hanno studiato l’innovazione in termini di un processo composto da “sequenze” e “fasi”. Tale visione non era chiamata modello, ma piuttosto un quadro, un paradigma o una concettualizzazione.
Eppure nel giro di pochi anni, la sequenza lineare divenne modello lineare e la prospettiva alternativa, processo di accoppiamento (la ricerca accoppiata alla domanda, come fattori che spiegano l’innovazione), divenne modello di accoppiamento.Il modello è solo una convenzione semantica?
O include più di quanto suggerisce framework o paradigma?
Secondo la letteratura della filosofia, delle scienze naturali e biologiche e dell’economia, un modello è una rappresentazione della realtà in una forma semplificata. Questo è anche il punto di vista standard in STS-STI: un modello è una astrazione fortemente semplificata della situazione.
Tuttavia il termine ha uno scopo specifico: dà esistenza sociale a un costrutto teorico e contribuisce a renderlo un costrutto teorico visibile in un campo.
The Constitution of the United States – 1787
È la legge suprema del Stati Uniti d’America. Creata il 17 Settembre del 1787.Presentata il 28 Settembre del 1787.Ratificata il 21 Giugno del 1788.È composta da: un preambolo, sette articoli, ventisette emendamenti. Ogni articolo è composto da: una o più sezioni sezioni, ogni sezione è composta da una o più clausole.
A noi interessa la clausola ottava della sezione ottava dell’articolo primo, che recita:
<The Congress shall have Power……..To promote the Progress of Science and useful Arts, by securing for limited Times to Authors and Inventors the exclusive Right to their respective Writings and Discoveries;…>
Che è alla base della legge sui Brevetti e il Diritto d’Autore.
Secondo la Corte Suprema degli Stati Uniti si riferisce all’Invenzione.
La difesa del Diritto d’Autore e dei Brevetti nella Costituzione Statunitense è un fatto unico, ma significativo.
Ufficializza l’adozione del metodo scientifico da parte delle Arti Utili.
Per capirci: dal fisico all’ingegnere meccanico, dal chimico all’ingegnere chimico.
Il primo scopre le leggi della natura.
Il secondo le utilizza e inventa oggetti.
Gli inzigneri del XIII secolo erano per la maggior parte carpentieri, capomastri, capicantiere, tagliatori di pietre, artigiani, dotati, in buona misura, di capacità di approntare apparecchiature di trasporto e sollevamento e con capacità di tracciare e disegnare.In questo senso gli uomini delle Arti Utili inventano (Discoveries).